Faq
Il bambino con problemi di linguaggio non “parla male” per dispetto o per pigrizia, ma perchè ha reali difficoltà. Richiedere continuamente di ripetere significa mandargli il messaggio che la sua comunicazione non è adeguata, che “non è in grado”, facendogli sperimentare inutili e dannose frustrazioni. Rivolgersi ad un esperto significa non sempre e non solo intervenire sul bambino, ma aiutare i genitori incoraggiando l’adozione di comportamenti che favoriscono l’interazione adulto-bambino e di tecniche comunicative facilitanti.
Mio figlio ha 2 anni e mezzo, ha un buon linguaggio ma balbetta! Cosa posso fare?Il pediatra mi ha consigliato di aspettare perché ancora è piccolo ma io voglio fare qualcosa per aiutarlo...
I genitori possono rispondere a queste semplici domande poste in ordine di gravità del problema. Se un genitore risponde “si” ad almeno 3 domanda oltre alla n°1 questo suggerisce la possibilità che il bambino possa essere balbuziente.
Chiedetevi se il bambino:
- Balbetta da più di un anno senza remissione?
- Ripete parti di parole piuttosto che intere parole o intere frasi?
- Ripete suoni più di una volta ogni 8 / 10 frasi?
- Fa più di due ripetizioni? (Es. -a-a-a-auto invece di a-a-auto).
- Sembra frustrato o imbarazzato quando ha difficoltà con le parole?
- Alza il tono della voce o chiude gli occhi o guarda da un lato o mostra tensioni nel viso quando balbetta?
- Qualche volta si blocca in modo così brusco che non riesce più ad emettere suoni per parecchi secondi quando sta cercando di parlare?
- A volte associa all’evento disfluente, come il blocco, comportamenti non verbali (battere il piede, chiudere gli occhi..) al fine di aiutarsi nel far uscire la parola?
- Rinuncia a parlare, delega altri a parlare al posto suo per paura di balbettare?
Mio figlio frequenta la terza elementare e quando scrive è lento, fa tanti errori di ortografia e si affatica molto facilmente; è svogliato o c'è un problema?
Fatica a scrivere in stampato minuscolo o in corsivo, e ha difficoltà a copiare dalla lavagna, perché?
I compiti scritti sul diario sono incomprensibili ed è disorganizzato nella gestione del materiale scolastico, cosa posso fare?
È un bambino creativo, riesce a raccontare una storia, ma se deve scrivere un testo si perde, non sa come procedere, come lo posso aiutare?
Questi possono essere alcuni dei segnali che contraddistinguono la presenza di un deficit specifico nell’apprendimento e che dovrebbero far suonare dei campanelli d’allarme. Ovviamente alcuni di questi aspetti possono essere normali nelle fasi iniziali degli apprendimenti, ad esempio in prima elementare, ma il permanere di questi segnali in classi più avanzate, quando le competenze della letto-scrittura dovrebbero essere consolidate, è indice della presenza di una difficoltà reale, spesso associata a disagi sociali, senso di frustrazione e bassa autostima. Che cosa fare, allora?
È importantissimo rivolgersi ad un esperto che esegua una valutazione specifica al fine di diagnosticare o escludere un problema e mettere in atto, qualora fosse il caso, un intervento precoce intensivo in collaborazione con i genitori e la scuola.
Il nostro Centro non solo si occupa di eseguire una valutazione neuropsicologica completa che vada a differenziare un disturbo specifico da un semplice ritardo o da un disturbo non specifico, di offrire un adeguato sostegno psicologico alla famiglia, di sostenere una collaborazione con la scuola ma soprattutto si “preoccupa” di prevenire il conclamarsi del disturbo attraverso programmi di screening e incontri di formazione con le insegnanti.
La disortografia in particolare è un disturbo specifico della scrittura in cui il bambino non rispetta le regole di trasformazione del linguaggio parlato in linguaggio scritto, non imputabile alla mancanza di esperienza o a deficit motori o sensoriali. Alla disortografia si affianca spesso la disgrafia che è un disturbo del ritmo neuromotorio della scrittura (nulla a che fare con la calligrafia).
La disortografia si manifesta con errori specifici:
- confusione tra fonemi somiglianti: il bambino non traduce correttamente in simboli grafici i suoni alfabetici che sono similari tra loro come “f-v”, “t-d”; “b-p” “l-r”;
- confusione tra grafemi simili: il bambino non traduce correttamente i segni alfabetici che presentano una somiglianza nella forma come “P-B”,“m-n”,”a-o”;
- dimenticanza di parti di parole: il bambino disortografico tende a omettere alcune parti della parola come la doppia lettera (tappo-tapo), la vocale all’interno della parola (fiume-fume), la consonate interna alla parola (tavolo-taolo) o la consonante vicino ad un’altra consonante definito come riduzione di gruppi consonantici (strega-stega, busta-buta);
- inversioni: il bambino scrive la parola invertendo la posizione dei fonemi che la compongono (semaforo-sefamoro).
Già nella scuola dell'infanzia bambini che presentano uno sviluppo linguistico (sia in produzione e/o comprensione) atipico, come parole storpiate, scarso vocabolario, dovrebbero consultare il pediatra che nel bilancio di salute annuale deve monitorare le situazioni a rischio valutando anche l'anamnesi familiare (presenza di disturbo specifico del linguaggio, dislessia) ed inviando il bambino alle strutture competenti.
Se al termine del primo anno della scuola primaria di primo grado il bambino presenta una delle seguenti caratteristiche:
- difficoltà nell'associazione grafema-fonema e/o fonema grafema;
- mancato raggiungimento del controllo sillabico in lettura e scrittura;
- eccessiva lentezza nella lettura e scrittura;
- incapacità a produrre le lettere in stampato maiuscolo in modo riconoscibile
Il Logopedista è l'operatore sanitario che, in possesso della laurea abilitante, svolge la propria attività nella prevenzione e nel trattamento riabilitativo delle patologie del linguaggio e della comunicazione in età evolutiva, adulta e geriatrica.
L'attività del logopedista è volta all'educazione e rieducazione di tutte le patologie che provocano disturbi della voce, della parola, del linguaggio orale e scritto e degli handicap comunicativi.
In riferimento alla diagnosi ed alla prescrizione del medico, nell'ambito delle proprie competenze, il logopedista elabora, anche in equipe multidisciplinare, il bilancio logopedico volto all'individuazione ed al superamento del bisogno di salute del disabile; pratica autonomamente attività terapeutica per la rieducazione funzionale delle disabilità comunicative e cognitive, utilizzando terapie logopediche di abilitazione e riabilitazione della comunicazione e del linguaggio, verbali e non verbali; propone l'adozione di ausili, ne addestra all'uso e ne verifica l'efficacia; svolge attività di studio, didattica e consulenza professionale, nei servizi dove si richiedono le sue competenze professionali; verifica le rispondenze della metodologia riabilitativa attuata agli obiettivi di recupero funzionale.
La neuropsicologia appartiene all'area delle neuroscienze e studia i processi cognitivi ed emotivo-comportamentali correlandoli con i meccanismi anatomo funzionali che ne sottendono il funzionamento; essa si basa sul metodo scientifico e sul quadro teorico proposto dalla psicologia cognitiva la quale considera la mente un “elaboratore di informazioni”.
Il neuropsicologo clinico applica le conoscenze della neuropsicologia alla diagnosi, la gestione e la riabilitazione delle persone con deficit in specifiche funzioni quali il linguaggio, l'attenzione, la percezione, l'organizzazione motoria, la memoria, l'apprendimento e la regolazione del comportamento.
Nell'ambito dell'età evolutiva il neuropsicologo è coinvolto nelle diverse fasi del percorso terapeutico, confrontandosi con tutte le figure coinvolte; in particolare il neuropsicologo:
- avvia il percorso diagnostico attraverso un'approfondita raccolta anamnestica che consente di orientare la valutazione; nell'ambito dell'età evolutiva è fondamentale raccogliere informazioni sul bambino e i suoi contesti di vita, sulla famiglia e sulle implicazioni psicologiche, affettive e sociali associate a lesioni o disfunzioni del sistema nervoso;
- conduce colloqui e osservazioni cliniche, somministra test psicometrici e questionari per elaborare, in collaborazione con le altre figure professionali, un'ipotesi diagnostica;
- progetta, in collaborazione con le altre figure professionali, un intervento individualizzato che tenga conto di tutte le risorse presenti, non solo nel bambino, ma anche nella famiglia e nella scuola, che sono coinvolte direttamente nel percorso riabilitativo.
- nell'ambito del progetto d'intervento conduce colloqui di verifica e programmazione, partent training, colloqui di consulenza rivolti ai genitori, colloqui di sostegno psicologico rivolti ai genitori o ai bambini/ragazzi;
Il terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva, o neuropsicomotricista è l'operatore sanitario che, in possesso del diploma universitario abilitante, si occupa di interventi di prevenzione, terapia e riabilitazione delle malattie neuropsichiatriche infantili, nelle aree della neuro-psicomotricità, della neuropsicologia e della psicopatologia dello sviluppo. In particolare adatta gli interventi terapeutici alle diverse caratteristiche dei pazienti, a seguito di una valutazione che evidenzi le funzioni emergenti del bambino e le sue potenzialità di sviluppo. Gli interventi terapeutici e riabilitativo riguardano disturbi percettivo-motori e neurocognitivi, disturbi di simbolizzazione e di interazione e relazione sin dalla prima infanzia. Inoltre collabora all’interno dell’equipè multidisciplinare alla stesura della diagnosi funzionale, del profilo dinamico funzionale e del piano educativo individualizzato.
Il terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva può anche svolgere attività di studio, di didattica e di ricerca specifica applicata, nonché di consulenza professionale e di formazione per altre figure.
Le principali patologie che possono beneficiare di un trattamento neuropsicomotorio sono: disturbo evolutivo specifico della funzione motoria (disprassia), disturbo specifico di apprendimento (disgrafia), disturbo da deficit di attenzione con o senza iperattività (ADHD), sindromi genetiche, ritardo mentale, disturbi pervasivi dello sviluppo, autismo, paralisi cerebrali infantili.